mercoledì 24 novembre 2004


 



La vita è breve, l'arte lunga,l'esperienza ingannevole, il giudizio difficile.
Ippocrate



La medicina, nei tempi antichi, era praticata da sciamani e maghi, uomini dotati di poteri divinatori che conoscevano i segreti ancestrali della natura e i sieri medicamentosi per scacciare gli spiriti che causavano le febbri. Ippocrate, nato nel 460 a.C. a Coo, città incastonata in una profonda insenatura della costa anatolica fra le penisole di Alicarnasso e Resadyie, comprese che qualsiasi malattia non è una successione di fenomeni inspiegabili, casuale o senza legge, ma una concatenazione dove ogni fatto fisico ha una sua razionalità in un rapporto causale.
Suo padre, Eracleide, medico anch’egli, insegnò ad Ippocrate le fondamentali dottrine della Scuola di medicina di Coo; Erodico di Cnido tramandò alcune conoscenze persiane ed indiane.
Un’influenza sostanziale, per le opere di Ippocrate, fu determinata dagli antichi filosofi naturalisti ionici, ovvero Talete, Anassimene, Anassimandro; il clima culturale era impregnato di una fiducia incrollabile nella forza intellettuale e impregiudicata volta a dare una chiara spiegazione naturale a ogni fenomeno.
Egli criticò ogni concezione aprioristica (la medicina nel V secolo a.C. era chiusa in un contesto religioso), costruì uno strumento teorico capace di avvalorare le esperienze condotte.
Viaggiò molto: in Egitto, in Libia, in Tracia, insegnò ad Atene e si stabilì in Tessaglia.


Il padre della medicina empirica, appartenente alla stirpe degli asclepiadi, stabilì la Teoria degli Umori, basandosi sul principio pitagorico della divisione tetradica. Secondo Ippocrate, la bile nera prodotta dalla milza genera umidità e malinconia, la bile gialla elaborata dal fegato crea secchezza e collera, il flemma originato dal cervello cagiona freddo e apatia, il sangue che sgorga dal cuore provoca caldo ed emotività.
La salute di un organismo è data dalla proporzione fra questi umori chiamata crasi; se vi è un disequilibrio, cioè discrasia, il medico deve curare il paziente attraverso l’alimentazione, l’ambiente climatico esterno, ovvero facilitare un favorevole e benefico influsso che si instaura fra microcosmo e macrocosmo.


Per Ippocrate l’arte era troppo complessa e la vita ci concede poco tempo per apprendere ciò che costituisce la natura, l’esperienza dei sensi può essere ingannevole e il giudizio è difficile da esprimere: il medico quindi deve cercare di bastare a sé stesso. Quando si presenta un problema estremo, il miglior rimedio è un trattamento estremo. Quando si verificano due dolori contemporaneamente, ma non nello stesso posto il più violento oscura l’altro.


Nel Giuramento di Ippocrate (primo testo deontologico della storia della medicina) sono riportati i doveri che un medico deve rispettare, fra cui il rispetto alla vita, alla dignità del malato, il segreto professionale, il dovere di non far assumere farmaci mortali ai malati terminali (eutanasia) e alle donne incinte (aborto).
Fra i suoi aforismi, che possono avere interpretazioni filosofiche oltreché mediche, ve né uno interessante:" la democrazia produce cittadini sani, la tirannide sudditi malati".
I due figli, e suo genero furono i primi (nella casta sacerdotale) a divulgare i numerosi aforismi.
Morì a Larissa, in Tessaglia, il più importante discendente del dio Aslepio. Era il 370 a.C. e si dipartiva, a tarda età, l’uomo che cambiò il volto dell’arte della guarigione.



dal sito *bilblio.net*


 


 




3 commenti:

  1. che bello una cosa stupenda da leggere...

    stampo e leggo in metro dopo



    Donna



    Dino Campana





    Quand'eri

    giovinetta pungevi

    come una mora di macchia. Anche il piede

    t'era un'arma, o selvaggia.

    Eri difficile a prendere.

    Ancora

    giovane, ancora

    sei bella. I segni

    degli anni, quelli del dolore, legano

    l'anime nostre, una ne fanno. E dietro

    i capelli nerissimi che avvolgo

    alle mie dita, più non temo il piccolo

    bianco puntuto orecchio demoniaco.

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  2. Grazie Ray, sono contenta che ti piacciano queste pillole di storia della medicina che vado cercando,amo la figura di Ippocrate,ho sempre presente un suo aforisma che dovrebbe essere poi l'imperativo di ogni medico: "Primum non nocere"!

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