lunedì 14 settembre 2009




RESPIRO


 


“La libertà è un respiro. Ma tutto il mondo respira, non solo l’uomo. Respirano le piante, gli animali. C’è ritmo (che è respiro) non solo per l’uomo. Le stagioni, il giorno, la notte sono respiro. Le maree sono un respiro. Tutto respira, e tutto ha il diritto di respirare. Questo respiro è universale, è il rollio inavvertibile e misterioso della vita. Se la libertà è prima di tutto un respiro, se è il respiro: sì, rispondo, c’è libertà per l’uomo… A me sembra vada diffondendosi il concetto di libertà come furto del respiro altrui; libertà come sopraffazione… Vi è il diritto di mentire, di presentarsi (pubblicamente) come altri, che è tipico della forza, vi è il diritto universale, legittimato dalla sola forza, di mercanteggiare e corrompere ciò che dovrebbe essere intoccabile: gli spazi terrestri e celesti, con le loro creature che respirano; gli spazi sociali con i figli dell’uomo che respirano. Distruggere campi e foreste, mutare e pervertire il ritmo delle stagioni; procedere tranquillamente alla reclusione e al massacro di milioni di creature ogni giorno solo per nutrirsi di carne o per indossare pellicce; torturare liberamente, in liberi laboratori, milioni di esseri sensibili e ignoti quanto l’uomo, torturarli fino alla morte… tutto questo viene presentato come difesa del proprio respiro (o libertà) dall’uomo. (…)


Quando anche l’ultima libertà della Terra e dei suoi figli meno forti potrà essere comprata e ridotta un’agonia, e distrutta –, allora il concetto di libertà che ne esce è deturpato e sconvolto. Non è più un respiro; non è di tutti! È del più forte e il più bruto. Diciamo che è una tirannia. (…)


La tirannia del Nulla, la tirannia del Denaro. Il denaro inteso non come corrispettivo o simbolo di scambio, del valore di un’opera, di un’impresa, ma come valore in sé, come oggetto estraneo alle opere e le imprese (alla umanità, infine), e che tuttavia muove, e ha diritto di muovere, le opere e le imprese…. Si muove e agisce tra le opere e le imprese dell’uomo, tra ciò che è atrocemente duro, reale, pagato (spesso con un’intera vita): là interviene, come uno gnomo, e cambia i valori di imprese e di opere, li cambia misurandoli con se medesimo, cioè col gratuito. Ciò che non si vede abitualmente, è che il Grande Denaro è in genere gratuito, nato dal niente… : non dovrebbe, quindi intervenire dove la vita paga ogni giorno il suo respiro – libertà –, non dovrebbe intervenire comprando, col nulla, la libertà. Ciò accade. Quando un uomo – o un gruppo – solo perché ha denaro compra (col nulla) un’isola, una montagna, uno spazio, compra delle merci (lavoro) e delle armi (per vincere un paese che intende sottomettere); oppure compra animali (sangue) e terra per allevarli, al solo fine di mercificare quegli animali e quel sangue – e nel farlo usa un potere senza più limite, il proprio potere decisionale sulle opere e le imprese degli uomini che lavorano - , allora questo intervento opera nella vita umana e terrestre un sovvertimento umano spaventoso. Noi non ce ne accorgiamo, normalmente; la cosa accade nella notte della coscienza e nella docile rassegnazione, nel sempre più rapido ottundimento dei sensi. Siamo frastornati e assediati dalle musiche (musiche del Nulla), non vediamo la tirannia del Nulla. Il denaro ha oggi mutuato ogni lavoro, ogni opera; il suo marchio è sulla fronte e nel cuore di tutti. Chi fa qualcosa non lo fa più per sé, o in onore del Dio nascosto – fa quella cosa o un’altra (e se sia la peggiore, non importa) nella sola speranza di ottenere l’ingresso nel Regno, farsi cittadino della Internazionale Economica, devoto circonciso del nuovo Tempio! Odio il denaro! Non il piccolo denaro dato alla tua fatica, con il quale compri un libro, o un giardino, o salvi la tua anima (da inerzia e tristezza), ma il grande, l’infinito denaro col quale compri tutte le città e i campi che vuoi e anche « questa siepe che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude ». Oggi, non c’è più libro che possa essere comprato da te, se il Grande Denaro giudica che i libri (che quel libro) è inutile, e nessuna « siepe » ti separerà dall’infinito – se ti fa male – o te lo concederà, se lo ami, perché non solo la siepe è comprata, ma lo stesso infinito è già nelle mire dell’onnipotente signore del nuovo mondo. Forse ventimila macchine ruotano oggi intorno alla Terra, ventimila e più lune d’acciaio la circondano! C’è chi si sente offeso, chi si sente morire. Ma che importano, al Denaro, offesa e agonia di qualcuno, o anche di moltitudini? Il Denaro non è l’uomo e non può tener conto dell’uomo.


 





Anna Maria Ortese, La libertà è un respiro, in Corpo celeste, Adelphi 1997