venerdì 3 febbraio 2012








Tarsio


Io,tarsio,figlio di tarsio,
nipote e pronipote di tarsio,
piccola bestiola,fatta di due pupille
e d'un resto di stretta necessità;
scampato per miracolo ad altre trasformazioni,
perchè come leccornia non valgo niente,
per i colli di pelliccia ce n'è di più grandi,
le mie ghiandole non portano fortuna,
i concerti si tengono senza le mie budella;
io,tarsio,siedo vivo sul dito d'un uomo.

Buongiorno mio signore,
che cosa mi darai
per non dovermi togliere nulla?
Per la tua magnanimità con che mi premierai?
Che prezzo darai a me,che non ho prezzo,
per le pose che assumo per farti sorridere?

Il mio signore è buono-
Il mio signore è benigno-
chi ne darebbe testimonianza,se non ci fossero
animali immeritevoli di morte?
Voi stessi,forse?
Ma ciò che già di voi sapete
basterà per una notte insonne da stella a stella.

E solo noi,pochi,non spogliati della pelliccia,
non staccati dalle ossa,non privati delle piume,
ripsettati in aculei,scaglie,corna,zanne,
e in ogni altra cosa che ci venga
dall'ingegnosa proteina,
siamo -mio signore-il tuo sogno
che ti assolve per un breve istante.

Io,tarsio,padre e nonno di tarsio,
piccola bestiola,quasi metà di qualcosa,
il che comunque è un insieme non peggiore di altri;
così lieve che i rametti si sollevano sotto di me
a da tempo avrebbero potuto
portarmi in cielo,
se non dovessi ancora e ancora
cadere come una pietra dai cuori
ah,inteneriti;
io,tarsio,
so bene quanto occorra essere tarsio



Wislawa Szymborska