mercoledì 14 ottobre 2009













…Ma ad un tratto m’accorsi di qualcosa che non andava, non so , un oggetto fuori posto, un errore, un disagio interno. Difatti la Superiora, a faccia alta, con gli occhi decisamente puntati su di me, mi fissava con espressione di rampogna. Non mi guardava sul viso, ma sulla testa. Titubai un poco, chiedendomi il perché di quella mira sicura. Ma certo! Perché ero spettinata come sempre, forse più di sempre per la corsa che avevo fatta. Automaticamente alzai le mani per ricondurre un po’ d’ordine tra i miei ricci r sentii, sotto le dita, la fresca morbidezza della rosa. Eccolo il bersaglio, toccato!  Difatti la Superiora riabbassò gli occhi.


 


Tolsi la rosa e stavo per gualcirla tra le mani, per distruggerla, più che per nasconderla, ma la vidi.



Era così perfetta, così rossa e chiedeva solo la carezza dello sguardo, paventando il tocco delle dita. Dove i petali sono più stretti pareva che le battesse il cuore, e intanto buttava fuori il suo respiro profumato. Era una creatura che mi guardava, mostrandomi la sua bellezza senza pudore. Mi vergognai di lei, così aperta e così rossa, ma non potei sciuparla, stringendola nel pugno. La tenni in mano come le monache tenevano la candela in processione, ma più accostata al cuore, perché questa non scottava, odorava soltanto. Abbassai gli occhi anche io verso ul mio cuore, guardando il cuore vivo di quel fiore…


 


 


 


Dolores Prato * Scottature* Quodlibet 1996