venerdì 31 ottobre 2008





Il confine si allenta...





 

 




 Laggiù il primo ottobre

la marea delle foglie

all'angelica notte

già tratteneva il piede.

 

Non vedute cadevano

(là tutto era furtivo),

lento frusciava rune

al plenilunio un fico.



Sfilava dal tuo sogno

un micio le sue cabale,

veranda incomparabile,

dolce Capodimondo.



Solo la veemente

mia ora lacerava

sul cancello le rose...

E riversa una statua



forse mordeva - al turbine

di quel volo - l'autunno,

origliere di muschio

...





Cristina Campo

*canzoncina interrotta*













martedì 21 ottobre 2008

 


 I quattro temperamenti: una via per l’autoconoscenza



 




In tutte le culture e in ogni epoca, religioni e sistemi filosofici hanno sempre cercato di spiegare l’essere umano, distinguendo in lui diversi principi.

In India hanno diviso l’uomo in sette principi (chakra) e in tre nature costituzionali (kapa, vata, pitta).

I cinesi in due componenti energetiche (yin, yang) e in cinque tipologie collegate ognuna ad un elemento (legno, fuoco, terra, metallo, acqua).

Per gli antichi egizi l’uomo era abitato da nove anime, tre per ogni piano (fisico, spirituale, divino).

Per il mazdeismo, la religione degli antichi persiani, nell’uomo coesistono due principi (luce e tenebre) o, in altre parole, il bene e il male.

Il mondo greco-romano lo ha diviso in quattro temperamenti (melanconico, flegmatico, sanguinico, collerico), dove in ognuno prevale un elemento (terra, acqua, aria, fuoco) e un umore (bile nera, flegma, sangue, bile gialla).

Il mondo cristiano in tre principi (corpo, anima, spirito).

Gli ebrei e i kabalisti in quattro (i quattro mondi) e in dieci (le dieci sefirot). Gli astrologi in dodici funzioni, in relazione con i dodici segni zodiacali.

Gli alchimisti in tre principi (zolfo, mercurio, sale), in quattro elementi, gli stessi della cultura greco-romana, e in sette archetipi planetari.

In opposizione a queste teorie alcuni hanno affermato che l’uomo è un’unità indivisibile.

Dov’è dunque la verità? Sicuramente in tutti. Dipende da quale punto di vista si considera l’uomo. Che lo si consideri un’unità, o lo si suddivida in due, tre, o più principi tutti sono nel vero. Le suddivisioni sono soltanto dei metodi pratici per presentare i diversi aspetti della realtà e della natura umana; esse non si contraddicono, perché ciascuna è vera da un certo punto di vista. Si può dividere l’uomo in tutte le parti che si vuole, ciò che risulta è sempre l’uomo, ma viene presentato ogni volta sotto un aspetto diverso; questo perché è impossibile all’intelletto coglierlo nella sua complessità.

In occidente, fin dall’antichità, si è affermata la concezione del quaternario. La teoria dei quattro elementi, in quanto teoria, non era una credenza vera e propria, ma costituiva un grande sistema in cui inquadrare individui di natura, cicli luminosi, età della vita, epoche storiche, per arrivare a capire le analogie e le relazioni armoniose o dissonanti che intercorrono tra i vari fenomeni e comprendere le leggi che regolano tutta la creazione. La teoria dei quattro elementi e quella umorale, fino a due secoli fa, sono state i pilastri della medicina tradizionale occidentale.

Sia in senso filosofico che religioso, tutte le culture riconoscono l’esistenza di un Principio primigenio che tutto contiene ed è contenuto in tutto e che, entrando in manifestazione, ha una sua prima suddivisione in due componenti (maschile, solare, attiva, yang / femminile, lunare, passiva, yin). Tutte gli individui di natura (pietre, metalli, piante, animali, uomini), esistono proprio in virtù di queste due energie complementari, ma tendenzialmente opposte, che essendo derivate da un principio unico che le contiene entrambe hanno un legame, un desiderio di unirsi, che rende possibile il miracolo di ogni cosa, l’esistenza di infinite forme di vita.

Questo passaggio dall’uno al due è particolarmente importante in ambito diagnostico perché dà immediatamente una chiave di lettura dell’essere umano: la persona che si rivolge ad un medico per un consiglio o per essere curata, a prescindere dal problema che sta vivendo in quel momento, presenta sempre una situazione di cattiva armonia tra le due componenti energetiche. Queste due qualità, che sono proprie di ogni individuo, nel momento in cui non hanno un rapporto corretto tra di loro sono la fonte di qualsiasi squilibrio energetico, condizione che può cristallizzarsi in una malattia vera e propria o quantomeno in una o più disfunzioni. Segue poi un secondo passaggio, dalle due componenti ai tre principi che caratterizzano ogni individuo di natura (corpo anima, spirito).

Di separazione in separazione, il Principio primigenio continua il suo percorso di discesa per arrivare a dare forma alla creazione così come noi la vediamo.

Questi concetti si ritroviamo tutti nella Medicina Umorale. Le quattro raffigurazioni sono una rappresentazione delle varie costituzioni (sanguinico, flegmatico, collerico, melanconico), che vanno lette e interpretare in modo simbolico. In ognuna ci sono un uomo e una donna, che si rapportano con modalità differenti.

Nel Sanguinico, in alto a sinistra, predominana la componente maschile, anche se non in maniera prepotente, ed ha con la componente femminile ha un rapporo incalzante che la immobilizza rendendola poco attiva.

Nel flegmatico, in basso a sinistra, la relazione tra le due componenti si manifesta come assenza di rapporto diretto e fecondo. Nell’immagine entrambe suonano uno strumento, si dedicano all’arte, cioè sublimano ad un solo livello l’aspetto creativo che invece, per creare armonia, dovrebbe essere espresso a tutti i livelli (psico-mentale, emotivo e fisico).

Nel collerico, in alto a destra, la componente maschile è così preponderante, prepotente e addirittura violenta, che annulla totalmente la componente femminile.

Nel melanconico, in basso a destra, c’è una totale assenza di rapporto tra le due componenti. Quella maschile è ripiegata su se stessa, perde qualsiasi attività tranne quella della commiserazione, mentre la componente femminile si dedica a qualcosa di ripetitivo, magari anche di utile perché sta filando la lana, che però non attiene ad alcuna relazione con la componente maschile.

Lo studio dei temperamenti permette, attraverso l’analisi visiva della persona (tratti somatici) e lo studio del comportamento (personalità, carattere), di arrivare a determinare quali sono le forze (gli archetipi), si manifestano maggiormente e di conseguenza quali altre possono essere in carenza e come, dal punto di vista terapeutico, vanno riequilibrate o sostenute.



Il melanconico è il temperamento in cui prevale l’elemento terra, il più pesante di tutti, di natura fredda e secca, solida, rigida e assorbente. La Terra rappresenta la massima espressione dell’energia centripeta e nell’uomo corrisponde all’aspetto fisico, esprime la funzione di sostegno collegata ai tessuti mineralizzati (ossa, cartilagini, cute, unghie, capelli). Apparato scheletrico, sistema digestivo e tessuto connettivo mesenchimale sono i corrispettivi organici di questa tipologia.

Il melanconico è magro, ha la cute fredda e olivastra; funzioni neurovegetative rallentate; sguardo poco espressivo che rispecchia un carattere introverso, riservato, pessimista e incline alla tristezza.

In lui tutto dà l’impressione di cadere; come se fosse attratto dalla terra. Egli avverte in eccesso la forza di gravità, la densità della materia, e soffre per la pesantezza del suo corpo. Gli occhi non sono mai bene aperti, guardano con scarso interesse il mondo intorno (l’attenzione è rivolta maggiormente all’interiorità). Mancano di splendore, non comunicano voglia di vivere, lo sguardo è poco espressivo. Dalla fronte, rabbuiata a volte con spesse rughe, si nota la pesantezza dell’elemento pensiero). Naso lungo e sottile, con narici strette e punta rivolta verso il basso, associato a guance piatte e talvolta infossate. Gli angoli della bocca sono rivolti verso il basso. Mento non molto sviluppato, a volte allungato che spesso tende a rientrare. Arti superiori lunghi e di solito sottili, soprattutto le mani con le lunghe dita. Arti inferiori goffi, spesso le gambe sono ad x e i piedi piatti. Sono questi, in generale, i tratti che caratterizzano il temperamento.

Il portamento del melanconico manca di slancio; non tiene mai la testa ben dritta, porta il capo in avanti o piegato di lato. Manca di postura poiché la forza di gravità, il peso, vince su di lui. Da seduto, ma ancor più quando cammina, tiene le spalle cadenti e in avanti, il petto infossato, favorendo così l’atteggiamento curvo e piegato della schiena. Procede con le braccia a ciondoloni, sollevando a fatica i piedi dal suolo; l’andatura appare fiacca e strascicata

La sua impronta prevalentemente terrena lo induce all’oggettività, alla concretezza, alla calma e al rallentamento di tutte le funzioni. Il malinconico psichicamente è Introverso, riservato, silenzioso, profondo, affidabile, concreto, costante, ama il raccoglimento la solitudine e l’autonomia. È incline alla tristezza, alla malinconia e col tempo rischia di cadere in una depressione vera e propria. In genere è una persona attenta all’ordine, all’organizzazione spaziale e temporale, che cura i particolari e i dettagli; spesso però, per la sua rigidità, sconfina nell’intransigenza, nella meticolosità e nella pignoleria. Quando viene contrariato o frustrato tende a rimuginare, a vedere tutto nero, ad assumere un atteggiamento pessimistico. Il malinconico un’anima che soffre per la densità delle sostanze solide di cui è costituito, che non riesce a compenetrare con la sua individualità e a padroneggiare appieno il suo corpo che gli oppone resistenza e non gli permette di servirsene, che gli provoca dolori anche in stato di salute. Avverte tale disagio in ogni movimento, nel respiro, nella circolazione del sangue e percepirlo gli causa dolore, malinconia e depressione.

Essendo interiormente rigido e bloccato tende a tenere tutto dentro, e manifesta la stessa rigidità anche a livello osteo-articolare, nella tendenza alle malattie delle arterie e, in generale, a fenomeni di indurimento e sclerosi. La tendenza a rimuginare si può tradurre, sul piano fisico, in un metabolismo lento e difficile che può portare all’autointossicazione profonda. Tende a soffrire di stipsi (modalità con cui l’organismo tiene tutto dentro), emicranie di origine digestiva, emorroidi, iperuricemia, calcoli biliari e renali.



Nel temperamento flegmatico prevale invece l’elemento acqua, di natura fredda e umida, fluida, mobile, ricettrice, attenuante, pesante che tende verso il basso. L’Acqua è l’origine della vita, la matrice di tutte le forme, il “mestruo universale”; rappresenta il passivo, il femminile, i sentimenti. Nell’uomo il principio Acqua è attivo in tutti i liquidi corporei (sistema linfatico, apparato venoso, liquidi cellulari, apparato uropoietico), nel sistema neurovegetativo e in quello ormonale. Corrisponde anche allo stato emotivo e a quello mentale.

L’eccesso di acqua fa tendere il corpo alla dilatazione, e il flegmatico avrà forme rotonde, atoniche, cute pallida e fredda, funzioni neurovegetative torpide. È un temperamento in comunione soprattutto con le forze della crescita, col segreto della vita che si cela nell’elemento Acqua, ed è per questo che nel suo organismo i fluidi assumono la massima importanza ed il sistema ghiandolare svolge un ruolo di primo piano.

A livello fisico, il flegmatico si distingue perché in lui tutto tende allo sferico-tondeggiante, e per il suo aspetto cordiale e gradevole. Gli occhi appaiono piccoli perché circondati da palpebre ingrossate; sono privi di vivacità ma non di luce. A differenza del melanconico, il suo sguardo è gioviale e lieto, mai triste, mai cupo; guarda il mondo con una buona porzione di contentezza e i suoi occhi sono belli perché sereni. Il mento si arrotonda verso il basso formando un doppio mento

Il flegmatico non ama il movimento (in genere è pigro) e nell’andatura rivela una certa pesantezza. Il passo è barcollante, come quello degli uccelli acquatici o degli ubriachi: si appoggia prima su un piede e poi sull’altro, dondolando con il corpo, caratteristica che si accentua quando deve prendere una decisione.

Introverso, adattabile, sensibile, emotivo, fantasioso, mutevole, impressionabile, paziente e riflessivo, calmo e tranquillo, lascia che le cose gli scivolino addosso, è un buon osservatore del suo ambiente, considera tutto con calma e si diverte a guardare l’agitazione e la fretta degli altri. Assorbire, tamponare, smussare, adattarsi, sono le cose che gli riescono meglio. Trasmette serenità e senso di accogliente simpatia grazie al suo notevole spirito di adattamento e alla sua plasticità. Ottimo ascoltatore, abile “meieuta”, sa ben sintonizzarsi sugli altri tirandone fuori il meglio; spesso però si spersonalizza, diventando tutto tranne che se stesso, lasciandosi fuorviare dalle esigenze e dalle aspettative altrui tralasciando le proprie. Essendo legato all’acqua Il flegmatico è la tipica persona sognante, che si immerge nelle sue fantasie fino a perdere il contatto con la realtà. Ciò che meglio rivela il suo carattere è quando si siede a tavola: ama mangiare e bere, assaporare il cibo con intima partecipazione, perché si sente vivificato dai processi digestivi e assimilativi, dove l’elemento fluido svolge un ruolo preponderante.

Sul versante psicologico i problemi possono insorgere o per eccesso di adattamento. La sua caratteristica di assorbire umori, idee, stati d’animo altrui, si riflette anche nella predisposizione alla ritenzione di liquidi per via del metabolismo e del drenaggio lenti. Ciò comporta la tendenza al deposito di acqua e di scorie nei tessuti molli, il che favorisce, nelle donne, la cellulite.

Tendenza alla stasi, ristagni alla circolazione venosa e linfatica, facilità agli edemi e ai gonfiori (soprattutto agli arti inferiori), ritenzione idrica, squilibrio delle funzioni ghiandolari (tiroide, ipofisi, gonadi), risposta immunitaria lenta con predisposizione alle infezioni croniche o recidivanti, infiammazioni alle mucose in genere (per eccesso di umido), candidosi, tendenza alle malattie catarrali, dismetabolismi, diabete (tipica della discrasia del flemmatico), irregolarità della vescica, labilità del sistema neurovegetativo (manifestazioni d’ansia con insonnia, vertigini, palpitazioni, difficoltà digestive, aerofagia). Questi sono i problemi a cui può andare incontro il flegmatico.



Nel sanguinico prevale l’aria, elemento caldo e umido, leggero, mobile, che tende verso l’esterno; rappresenta chiarezza, purezza, comunicabilità. Nel corpo umano è presente ed agisce nel respiro (polmonare e cellulare) e nel sistema nervoso. Si esprime attraverso l’intelletto, il piano mentale, la relazione interno-esterno. Il sangue, elemento ubiquitario dell’organismo, ma anche l’aria elemento ubiquitario dell’ambiente esterno, sono i principali collegamenti simbolici di questa tipologia. Il sanguinico vive essenzialmente nell’elemento aria in cui si esprimono le forze animiche, che si servono del sistema nervoso e della respirazione. Gli organi più rappresentativi sono il sistema cardiovascolare, quello respiratorio, la cute (superficie di scambio generale), il sistema nervoso, sollecitato dai sensi e dai recettori cutanei estremamente sensibili. La prontezza dei nervi recettivi, per tutto quanto si svolge nell’ambiente, è un tratto caratteristico del temperamento sanguinico; per questo viene spesso considerato un tipo “nervoso”, non in senso patologico. La mobilità caratterizza tutti gli aspetti umani: funzioni fisiologiche, agilità corporea, espressività, parola, intelligenza e pensiero; è talmente mobile che difficilmente riesce stare fermo per troppo tempo.

Ha forme tondeggianti ma piene e toniche (l’umidità presente nell’aria fa tendere il corpo all’aumento di peso), cute rossa e calda, funzioni neurovegetative attive. Nei tratti del viso si nota una certa tensione, che dona a questo temperamento un’aria da “furbetto”. Gli occhi del sanguinico sono mobili, vivaci, ben aperti, curiosi del mondo, brillano come gemme. Il naso quando è lungo e formoso, manifesta un’indole artistica, se è piccolo e con la punta rivolta all’insù evidenzia un’indole superficiale e loquace. Il fascino e la grazia del temperamento sanguigno appaiono anche nella forma delle guance (tonde e paffute), nella bocca ben modellata, nelle labbra morbide che paiono sempre sul punto di aprirsi per dire qualcosa. Spesso un leggero sorriso rafforza questo fascino.

Di solito il passo del sanguigno è leggero, slanciato e saltellante, le gambe si muovono senza difficoltà, il peso grava sulla parte anteriore del piede e sulle dita. Il movimento è dinamico e fluttuante, come se volasse o danzasse.

Il temperamento sanguinico si riconosce maggiormente dal carattere e dalla personalità piuttosto che dai tratti somatici. È un individuo estroverso, geniale, creativo, furbo, dinamico, curioso, intuitivo, passionale, versatile, eclettico, comunicativo, gioviale, agitato, impulsivo, iperattivo. Ha sempre bisogno di comunicare e non sta mai zitto; la leggera ironia è un suo tratto caratteristico. Insofferente alle costrizioni, tollerante, contrario ai dogmi e alle prese di posizione rigide, ma guai a toccare i suoi ideali, sui quali non ammette discussioni, o a limitare il suo spazio vitale e la sua libertà,. È un sognatore ma, a differenza del flegmatico, sogna cose realizzabili; la sua mente è un vulcano che sforna idee e progetti in continuazione.

Sensibile a tutto ciò che viene incontro dall’esterno, vuole fare tutto nel minor tempo possibile, passando volentieri da un’occupazione all’altra. Ai pasti mangia in gran fretta e si sente sempre più affamato, a causa del suo metabolismo veloce. In ambito sentimentale è spesso attratto da più persone contemporaneamente, quando un legame fisso limita la sua libertà di movimento, tenderà a lamentarsene e a crearsi situazioni parallele. Dal punto di vista psichico, spesso vive un rapporto difficile con le cose concrete. Quando perde la capacità di interpretare correttamente le sue sensazioni fisiche, finisce per scivolare nell’ipocondria e nell’incuria di sé, tenderà a mangiare troppo o troppo poco e spesso male, soprattutto a mischiare alimenti e sapori. Difficilmente riuscirà a seguire una dieta alimentare, perché la regolarità in genere lo disturba.

Il sistema nervoso (centrale, periferico e neurovegetativo) è il tallone d’Achille del sanguinico. Non stando mai fermo (fisicamente e mentalmente), il tessuto nervoso diventa troppo vitale, gli organi di senso instabili e l’individuo non riesce più a distinguere correttamente ciò che avviene fuori e ciò che accade dentro, subentra il disordine nei processi ritmici (polso e respiro accelerano). In genere soffre di disturbi neurovegetativi da stress: palpitazioni, aritmie cardiache, ipertensione, malattie polmonari, malattie del sistema nervoso, ipertiroidismo, cefalee, vampate di calore, disturbi del ciclo mestruale, cattiva circolazione periferica (crampi, formicolii), difficoltà digestive, ansia.



Il fuoco prevale nel temperamento collerico. Caldo e secco, leggero, luminoso, volatile, massima espressione dell’energia centrifuga, è il principio che dona l’impulso iniziale, rappresenta movimento, azione, creatività, forza, volontà. Nell’uomo è presente e attivo nel cervello, nel midollo, nel sangue e si esprime attraverso l’energia psichica. Sul piano fisico è associato al fegato (organo della collera e della attivazione) e alle sue funzioni metaboliche ed energetiche.

Anche nel collerico il temperamento influisce notevolmente a livello fisico. Può essere alto (sale in alto come il Fuoco), oppure di statura normale ma sempre ben piantato (tende nuovamente verso la terra), non grasso ma tonico e asciutto, ha la cute calda e olivastra.

Gli occhi sono pungenti, aggressivi, lo sguardo è di sfida, fisso e penetrante (non lo abbassa mai); in molti casi gli occhi hanno una particolare forza di attrazione. La mascella inferiore quadrata, un po’ sporgente, con le labbra ben serrate, mento pronunciato e volitivo. Il collerico ha il cosiddetto “collo taurino”, le spalle larghe, postura ben ferma e testa è dritta. Due atteggiamenti del capo sono particolarmente caratteristici: getta la testa all’indietro con alterigia, come il gallo nel pollaio, oppure la sporge in avanti la testa, china la fronte e fissa il proprio interlocutore con uno sguardo acuto, pungente, come un toro prima dell’attacco.

Cammina con passo deciso, poggiando con forza il tallone sul suolo (tipo passo dell’oca). È un soggetto rumoroso che si sente arrivare: i movimenti sono secchi, forti, marziali e imprevedibili, spesso cambiano di direzione improvvisamente (come il fuoco in un incendio).

Il portamento marziale e lo sguardo penetrante ed espressivo rivelano un carattere estroverso, espansivo ambizioso, coraggioso, volitivo, caparbio, passionale. Vive fortemente il fuoco, elemento in cui la vera individualità, lo spirito dell’uomo, trova maggiori possibilità per farsi strada. Si possono riassumere i tratti salienti di questa tipologia in quella di un soggetto entusiasta, irascibile, che si “accende” per un nonnulla ma, di solito, altrettanto velocemente si spegne. Ha una carica tale che sembra che stia per esplodere da un momento all’altro (la discrasia del collerico si riconosce dal fatto che non riesce a calmarsi, è sempre agitato, in tensione pronto a scattare). Spesso è dotato di un’ironia fulminante che colpisce per affondare, mentre quella del sanguinico è più leggera. Il collerico ha bisogno di fare, di passare all’azione e ama farsi fautore di attività, relazioni, interessi che lo coinvolgono in pieno, ma che non appena sono avviate perdono di attrattiva. Carismatico, estremista, senza mezze misure, manifesta un io forte e gagliardo (un io condottiero), che vuole apparire, affermarsi ad ogni costo; in lui urge la volontà di lasciare nel mondo un segno tangibile dei suoi sforzi. Se non riesce a concretizzare le sue iniziative rischia talvolta di rifugiarsi in fantasie irrealizzabili, ottenendone gravi frustrazioni emotive e rinchiudendosi sempre di più in sé stesso. Quando un soggetto collerico non è governato dalla sua vera personalità, egoismo, brama di potere e un’eccessiva esaltazione delle proprie possibilità, possono prendere il sopravvento e gli istinti prevalere sulla ragione. Il fuoco della natura collerica aiuta l’io dell’uomo ad esprimere la sua individualità e a realizzare, mediante l’azione, i suoi compiti nel mondo, però dipende dalla singola individualità a quale scopo il fuoco verrà impiegato: se per creare o per distruggere.

Di solito il collerico “brucia” tutto, anche le tossine, cosicché non si depositano in profondità. La modalità di espellerle conduce però a intasare gli organi emuntori, quindi possono comparire disturbi cutanei, respiratori, digestivi che testimoniano questa intensa attività. Come organo rappresentativo della tipologia, il fegato può essere un punto debole (il collerico finisce per sovraccaricare fegato e cistifellea) Altri organi collegati sono la cistifellea, gli occhi e i tendini che possono risultare facili alle infiammazioni, o comunque particolarmente vulnerabili. Disturbi epatici, ipertensione arteriosa, infiammazioni in generale, malattie della pelle, eczemi, dermatiti, asma allergica, congiuntiviti e riniti allergiche, tensione nervosa, insonnia, sono i problemi a cui va incontro il collerico. Una funzione da tenere presente è quella dell’attivazione, della “messa in moto”: molti soggetti che rientrano in questa tipologia hanno difficoltà a riprendere l’attività dopo il sonno, o dopo il rientro dalle vacanze o dal week-end, che ovviamente si accentua quando c’è una disarmonia.



 di Giorgio Mortini 


fonte  www.infoculturale.it


 



mercoledì 15 ottobre 2008





La mia compassione non appassisce con il suo simbolo.

I fiori sono la rappresentazione momentanea delle cose

che sono in se stesse eterne.



Sri Aurobindo















Grazie al cuore degli uomini che la vita fa pulsare,

grazie alla tenerezza, alle sue gioie e al rimpianto.

Persino un piccolo fiore che si schiude,

il più umile, può suscitare

pensieri così profondi, da non poterli

sciogliere in pianto.



W. Wordsworth












martedì 7 ottobre 2008